A una vocazione, a tre vacanze, al verde salvia per le pareti, a prendere un aereo ogni mese per baciare quel ragazzo, a sbatterci la testa, a 1000 metri di dislivello in montagna senza allenamento con le mani e con i piedi, a dire addio a chi mi ha fatto male, al delegare sempre di più, a una festa senza conoscere nessuno, ad alzare i prezzi, a insegnare come scrivere sul web, a chiunque mi chieda “un aperitivo?”, al futuro.

Ho detto sì.

Non tutte queste attività sono strepitose e complicatissime ma ho scoperto che quando mi spingo oltre i limiti di me che percepisco, non è comodo.
È l’esatto contrario di confortevole. È terribile.
Finché non è finita; allora poi, invece è incredibile. Perché una volta che è finita è come quando scendi dalle montagne russe: se non hai vomitato, ogni cellula del tuo corpo è piena di adrenalina. Senti la musica in filodiffusione nelle vene, vedi i coriandoli negli occhi in un party senza fine, hai un sorriso ebete e le gambe di qualcun altro, improvvisamente rilassate e molli.

Oggi inauguro la giornata dedicata alla consulenza e ci ho pensato molto prima di lanciare questo servizio. Un giorno è il primo settembre e lo dici a tutti, il giorno dopo succede che ti prendono sul serio e si fa. Così oggi parlerò con due professioniste della loro comunicazione e di come possono migliorare i loro testi. Che responsabilità. Che emozione. Che meraviglia.

Dimmi quanto disagio hai e ti dirò chi sei

Tutte le volte che ho voluto sperimentare qualcosa di nuovo sono stata disposta a tollerare una certa quantità di disagio, di sentimenti scomodi, di buchi neri.

L’anticamera di azioni incredibili è quel temporaneo senso di disagio.
Lancia quel business. Sali in parete. Sei disposto a sopportarlo?
E allora inizia.
Fallo in pubblico.
Fallo in modo coerente.
Dì alla gente che lo stai facendo.
Ascolta i problemi delle persone, specialmente di quelle con cui ti piacerebbe lavorare.
Nessuno si lamenta? Poni domande.
E poi, proponi le soluzioni a quei problemi.

Lancia quel business. Paga il prezzo se ne vale la pena.

A ogni sogno la sua azione

Non ci mancano i sogni, le cose da desiderare. Sogniamo di continuo. Ma perché sogniamo tanto e non facciamo altrettanto? Perché abbiamo paura di fallire. E la paura passa quando capisci che sbagliare non è poi così grave.
È vero che mi piace fare le cose bene, metterci tutto l’impegno possibile, ma è anche vero che tutte le volte che ho sbagliato sono state le volte in cui ho imparato di più. Non credo siano due pensieri in conflitto tra loro, per questo continuerò a fare, a sbagliare, a fare meglio, a sbagliare meglio.

“Fare il lavoro dei sogni non significa sognare. È tutto lavoro, realtà, sangue, sudore, nessuna lacrima.”

Queste sono alcune delle parole del Ted Talk di Shonda Rhimes, creatrice della serie tv Grey’s Anatomy, che per un anno ha scelto di dire sì a tutto (trova 18 minuti per guardarlo per intero).

Non voglio dire un giorno “se avessi preso quel treno, ora potrei…”.
Voglio saltare sui treni in corsa anche se comporta quello smarrimento che mi fa barcollare, voglio dire di sì anche se la paura vuole farmi dire no.
È il 2017, sono in Italia e sono più forte di quello che penso.

 

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