I copywriter non sono belle persone: litigano di continuo con i vicini della porta Account, si trovano spesso a lavorare senza Art né part, non seguono quasi mai i consigli del caro zio SEM.
Il metro quadro tra la stampante e la macchinetta del caffè di ogni agenzia in cui hanno lavorato ne ha sentiti di aneddoti e racconti scabrosi su di loro.

Un mestiere difficile

Dopotutto hanno scelto di fare un mestiere difficile. Quello di dire ai clienti che i loro siti sono pieni di refusi e frasi sgrammaticate o che i testi fatti dal nipote laureato in chimica organica non sono proprio adatti alla comunicazione aziendale, hanno il compito di essere contemporaneamente creativi con gli headline, chiari con i testi e persuasivi con le landing page.

Pensate che nelle Call to Action sono costretti a dare del tu agli utenti e a ordinare loro di fare questo o quello.
Dovete scusarli se sono bruschi o vagamente esauriti, generalmente hanno passato anni a sentirsi dire “guarda ce n’è un altro che mi fa questo testo da 1200 parole a 1 euro!”, o anche “non mi serve un copywriter ho già una stagista carina che fa delle bellissime fotocopie”, “cosa fa un copyright nello specifico?”

Comunque!

Una volta che sono sopravvissuti a queste angherie, al loro brutto carattere che è direttamente proporzionale alle angherie subite, ai vari brainstorming, momento in cui rischiano di rimanere folgorati a vita a causa di cervelli che piovono da ovunque, all’egemonia dell’immagine sulle parole che ne ha indirizzati molti dallo psicologo, sopravvissuti a tutto questo, si possono dire piacevoli al tatto (toccate un copywriter sulla punta del naso, è morbido, e se dice la verità assisterete alla magia del naso retrattile), belli capelli (di sovente si acconciano contro tutte le mode in voga), amanti della natura e degli animali in modo particolare dei cani da riporto (quelli adatti soprattutto a chi non ha belli capelli).

Perché dovreste quindi chiamarne uno?!

Perché le parole dei copywriter quando non scrivono post del blog per rilassarsi hanno un impatto reale, possono cambiare il comportamento degli utenti (un po’ meno quello dei fidanzati), raccontano storie, fanno vivere emozioni, danno lucentezza ai prodotti e soprattutto, vendono. Arrivano al punto.

Il copywriter freelance oltre a possedere le doti di cui sopra ha il vantaggio di essere un professionista che c’è solo quando vuoi tu, un professionista in affitto: lo noleggi per un periodo, il tempo del tuo caroselling e poi basta. Se ti ci trovi bene puoi affittarlo ogni volta che ne hai bisogno e iniziare una collaborazione proficua e redditizia per entrambi, puoi mandargli anche delle mail carine, per chiedergli come sta e se gli è arrivato l’ultimo bonifico, se poi vuoi anche dirgli che l’ultimo articolo del blog che ha scritto è davvero geniale, lui ti ringrazierà con un nuovo articolo ancora più interessante.

I copywriter freelance sono figure mitologiche metà fore metà morfosi. Trasformano il brief in testi SEO oriented, una frase del cliente in 10 proposte di Naming, non sai mai quando parlano sul serio e quando stanno scherzando. Vivono in una giungla di fatture e preventivi con cui non hanno particolare dimestichezza, ma adorano i fogli di carta e le penne, le macchine da scrivere datate, i libri sottolineati e soprattutto le parole, che usano con rispetto. Sono un po’ strani certo, fissati con la grammatica, con i giochi di parole e con la formattazione del testo, ma dopotutto i copywriter sono delle belle persone. Riescono a cambiare idea nel tempo di un post.

 

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