Ho studiato il payoff per Ljuba Daviè che fa siti WordPress, e si occupa di formazione e consulenza per piccoli business.
Per comunicare la sua attività ha scelto di usare il suo nome e cognome. Perché ha bisogno di un payoff? Perché il payoff è una breve espressione testuale che svela il cuore del brand e accompagna il nome, rivela la mission raccontando molto in pochissime parole.
Il payoff può essere di due tipi:
- descrittivo: chiarisce cosa fa il brand, come per esempio il payoff di Wikipedia che è “L’enciclopedia libera”;
- evocativo: comunica il patrimonio di valori del brand, come per esempio il payoff di Apple che è “Think different”, un invito a fare qualcosa di grande pensando con la propria testa.
Un payoff evocativo di solito si abbina a un brand naming descrittivo e viceversa, in modo da bilanciare informazione ed emozione.
Nei progetti di rebranding, quando l’obiettivo è rinnovare l’identità senza modificare il nome, è molto frequente che si punti su un nuovo payoff. È questo il caso di Ljuba che, decidendo di rifare il suo sito, vuole un nuovo payoff.
“Soluzioni per il web 2.0” è quello che ha già: dopo qualche anno di attività sente che il payoff che ha scelto quando ha aperto la partita IVA è troppo generico, può contenere sì tutti i suoi servizi, WordPress, gestione blog, social, ma non la rappresenta più per la professionista che è diventata, non la differenzia.
Ljuba è cresciuta, sa chi è e cosa vuole, ha trovato un suo equilibro e vuole comunicare la sua nuova identità.
Come lo fa Ljuba
Ljuba imposta il suo lavoro come un percorso che si basa sulla relazione, sulla fiducia e sulla cooperazione. Non è solo un sito, un tema installato, due plugin e un po’ di codice: dietro ci sono persone, dentro ci sono speranze, aspettative, timori, investimenti.
Per lei creare un sito non significa semplicemente mettere online un sito. C’è l’analisi degli obiettivi, del target e del tono di voce, c’è lo sviluppo, c’è la scoperta del cliente e l’impegno di trasferire la sua identità così vera e analogica nel digitale.
Il payoff che parla di identità e relazione
Ho proposto a Ljuba 5 payoff e con grande gioia mi ha scritto dopo poco dicendomi che sarebbe stato difficile scegliere perché le erano piaciuti tutti.
Consiglio sempre, quando si ricevono le proposte di naming o di payoff, di lasciarle sedimentare un po’ per farle crescere nel quotidiano: è una selezione naturale, serve qualche giorno per vedere quale si farà largo nella memoria (come la scarpa che cerca il piede di Cenerentola), quella che si avvicina di più, quella che vuole restare e resta.
“Riflessi digitali”: Ljuba sceglie questa. Riflessi digitali contiene la sua mission: realizzare siti che rispecchiano la personalità dei suoi clienti.
Nei siti di Ljuba ci si trova una parte di sé e spesso quasi per intero. Tra le linee del footer e nel chi siamo, nel tema, nei colori, nella grafica, tra una riga e l’altra di ogni testo. È come se fosse una costruttrice di specchi in cui le persone si riflettono e si riconoscono, qualcosa di familiare che entra nella vita e fa brillare l’identità online.
Riflessi digitali è breve ed evocativo come ogni payoff dovrebbe essere per conquistare le persone e farle entrare subito in un mondo di valori.
Quando ho avviato il progetto di restyling del sito ho subito contattato Chiara per chiedere il suo aiuto per il mio payoff. Avevamo già collaborato alla prima versione dei miei testi ed ero certa che nessuno meglio di loro avrebbe potuto aiutarmi a trovare le parole giuste per descrivere me e la mia attività. Mi ha inviato Marino, un questionario che è quasi una seduta di psicoterapia. Compilarlo mi è servito a chiarire alcuni aspetti a cui non avevo dato la giusta importanza. Ho richiesto un payoff evocativo, breve, in lingua italiana, che colpisse e fosse semplice da ricordare. Ha superato le mie aspettative inviandomi nei tempi concordati, 5 proposte così speciali che per scegliere il mio payoff ho impiegato più di un mese. Come sarebbe che posso averne solo uno? Li voglio tutti! Ma lo confesso, il mio cuore batteva per Riflessi Digitali dalla prima volta in cui l’ho visto nero su bianco.
Ljuba Daviè, web designer
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