Dico spesso che preferisco lavorare con i clienti che mi piacciono. Che vuol dire due cose: che sono persone rispettose e con cui si crea un feeling. Possono avere qualsiasi tipo di background e arrivare da lontano, possono fare lavori diversissimi, essere liberi professionisti, aziende, agenzie di pubblicità, artigiani, persone. 

La sintonia esiste e si manifesta presto: alla prima telefonata, nella seconda riga di una mail, nelle risposte al questionario. Prende la forma di un cara Chiara, un a presto! caloroso, ma anche di un sincero e onesto per ora non ci arrivo con il budget ma aspettami perché appena riesco torno da te.

E poi il rispetto: che non si vende al mercato ma tutti dovremmo sempre averne in dispensa, usarlo ogni volta che possiamo, ogni volta che ci mettiamo in relazione con qualcuno.

Quando preparo un preventivo io sto già lavorando. È impegno, è strategia: mi stai chiedendo di presentarti una soluzione e di dedicarti del tempo per studiare la tua situazione. Non mi piace affatto quando non ricevo nemmeno una risposta, a volte nemmeno un grazie, ci penserò. Preferisco un no al silenzio, a sparizioni che ti fanno pensare di aver buttato via ore preziose.

Ed è sempre il tempo che io vendo insieme alle mie competenze, alla mia esperienza, alle mie idee. Il tempo che impiego ad ascoltare i bisogni di chi ho davanti, tempo per studiare soluzioni, per pianificare interventi con effetti longevi.

Chi lavora con me non è solo un cliente ma è una persona che si è fidata di me e con cui faccio un pezzo di strada insieme, spesso verso la scoperta di qualcosa: l’identità di un nuovo brand, il tono di voce da usare nei testi del sito, il nome di un prodotto. Dietro ogni progetto che realizzo c’è una storia da raccontare e infatti ogni tanto lo faccio nel portfolio.

E non è un semplice trovarsi d’accordo e basta: parlo di quando viene fuori quella visione condivisa che schiude l’idea che hai della vita stessa; perché fare le cose che rispecchiano chi siamo non è solo una questione di business, è una faccenda molto più ampia.

L’altro giorno stavo parlando con Alessandro, uomo appassionato che non è ancora mio cliente sulla carta ma mi auguro lo diventerà; mentre lo ascoltavo raccontare come aveva iniziato, gli esperimenti, le scommesse fatte sul suo prodotto, l’impegno che ci mette ogni giorno, creativo, costante, a volte veramente duro, riuscivo a capire di cosa stava parlando perché lo avevo provato anche io.

La tenacia, la paura, i tentativi, il coraggio. Le cose a cui pensare se vogliamo fare bene il nostro lavoro sono tante. Tante.

E quando c’è una motivazione forte, totalizzante è come una benedizione: non puoi ridurla a un elenco puntato, devi abbracciarla, affidarti all’istinto che ti spinge a credere nel progetto tanto quanto ci crede l’altro per poterlo accompagnare fiero dei suoi progressi, partecipe delle sue scoperte, squadra nella squadra.

Per questo per me è importante sintonizzarsi ed essere sintonizzati, rispettare ed essere rispettati. Solo così so al di là del risultato e oltre il risultato, che il tempo che impiego a presentare, studiare e creare quel progetto è ben speso, che rimarrà qualcosa di noi dopo di noi, qualcosa che saremmo orgogliosi di condividere.

È quello che mi auguro sempre, perché queste per me sono le premesse per ottenere risultati e clienti felici. E non è forse questo quello che vogliamo tutti?

 

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